(dell'inviato Paolo Rubino)
La Piccola Industria di
Confindustria vuole "far sentire la voce delle imprese,
esprimere timori e evidenziare opportunità" anche in vista del
voto europeo. Il presidente Giovanni Baroni chiede che
"l'industria torni al centro dell'agenda politica". E avverte:
"Oggi fatichiamo a individuare vere misure di politica
industriale, in Italia come in Europa. L'ultima, nel nostro
Paese è stata Industria 4.0".
Il Forum annuale della Piccola Industria - anima del sistema
di rappresentanza degli industriali, rappresenta oltre il 90%
delle imprese associate a Confindustria - per quest'anno è stato
organizzato in anticipo e in modo più ampio per entrare nel
dibattito in vista del voto in Europa. Due giorni di confronto,
a Napoli, al museo ferroviario di Pietrarsa "simbolicamente
proprio dove nacque la prima linea ferroviaria italiana",
avanguardia industriale, oggi che invece - sottolinea Baroni, in
Europa "con l'ultima Commissione c'è stata qualche ombra
sull'industria, la centralità dell'industria non l'abbiamo più
trovata". Ed anche in Italia "dobbiamo andare indietro di
qualche anno per trovare l'ultima manovra di politica
industriale, parliamo di industria 4.0. Oggi siamo ancora in
attesa di 5.0: non arriva mai, è come un invitato a cena, c'è il
posto libero ma non si sa se arriva".
Per l'industria in Europa "la sostenibilità diventa un tema
decisivo ma è necessario ridurre drasticamente la componente
ideologica" che ha tarpato "le ali al potenziale di crescita
delle imprese e alla loro capacità di innovare", avverte ancora
il presidente della Piccola Industria. E c'è il nodo delle
risorse: "Serve un fondo europeo per le transizioni, finanziato
con Eurobond europei".
"Gli investimenti da fare saranno tantissimi, solo per
l'Italia si stima che servano 1.100 miliardi di investimenti ed
il Pnrr ne mette solo una piccola parte": servono gli
"investimenti dei privati", ed i privati per investire hanno
bisogno di pari regole di gioco tra competitor dei diversi
Paesi, avverte la vicepresidente di Confindustria per ambiente
sostenibilità e cultura, Katia Da Ros.
La strada della sostenibilità è ineludibile, "ma va perseguita
in modo diverso. E' mancato il confronto tra imprese e
istituzioni", avverte anche il presidente dell'Unione degli
Industriali di Napoli, Costanzo Jannotti Pecci.
Giovanni Baroni accende un faro anche sul rischio che alcune
direttive europee possano trasformarsi in "un incubo" per le
piccole e medie imprese: "Rischiano addirittura di spingere
fuori dal mercato, ex lege, interi pezzi di filiera con punte di
assoluta eccellenza" in Italia. L'esempio è la direttiva sul
reporting di sostenibilità. Ma anche i costi del Fit-for-55.
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